Tre amici tutt’altro che avvezzi alla vita sociale si ritrovano obbligati a partecipare a un torneo di Subbuteo, gioco del quale non sanno assolutamente niente. Consapevoli della rumorosa umiliazione che li attende, sperano comunque di limitare i danni e iniziano a credere sempre di più nella loro rivincita sul mondo.
A costringere Marco, Paolo e Giorgio è il Giangi, rampollo eccentrico dall’intelligenza per nulla sopraffina e forte dei danari del padre, ricco e influente politico. Dietro a quello che potrebbe sembrare un normalissimo appuntamento in una cittadina di provincia si muovono interessi più o meno loschi, a partire dall’attenzione della criminalità organizzata guidata dal King che organizza un giro di scommesse e che trucca la competizione, fino alla lotta intestina tra tre acerrimi rivali del mondo nerd. Ognuno di questi tre contesti ha storie e vicende pregresse che ne condizionano le dinamiche con lotte interne per la supremazia. Ognuno di questi tre contesti si incrocia e influisce sull’altro. In questa fotografia si inseriscono anche altre figure, come la misteriosa e imbattuta campionessa Kikka, all’oscuro di tutto, e l’organizzatore Simone, costretto sotto continua minaccia a obbedire al boss locale e al suo braccio destro Blob.
Questa storia risale a molti anni fa, quando Giuseppe Cristiano l’aveva pensata per farne la sceneggiatura di un film. Quando poi l’ha ritrovata in uno scatolone, è nato lo spunto per farne un romanzo. “I re del Subbuteo” è dedicato agli outsider, all’amicizia con i suoi alti e bassi; ai litigi, alle frustrazioni. Nonostante la presenza di Internet, smartphone e social network, non è inquadrato in un anno ben preciso, in modo da farne una narrazione che in fondo rispecchia ogni tempo.
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